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La moda dei bosom rings in tarda età vittoriana


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Al pari di chi mette in dubbio la moda dei ”bosom rings” considerando le fonti inattendibili, vi è chi, al contrario, sostiene l’idea opposta, considerando invece molto probabile la pratica, data l’esistenza di una gran quantità di testi dell’epoca che attestano la moda del piercing al capezzolo tra le giovani donne dell’alta società britannica, francese e statunitense.<ref name=”selmakadi” /><ref name=”cristenconger”>{{Cita web |autore=Cristen Conger |url=https://www.stuffmomnevertoldyou.com/blogs/were-nipple-rings-really-a-victorian-fashion-fad.htm |titolo=Were nipple rings really a Victorian fashion fad? |sito=Stuff Mom Never Told You |data=24 marzo 2015 |accesso=11 marzo 2018 |lingua=en |urlarchivio=https://www.stuffmomnevertoldyou.com/blogs/were-nipple-rings-really-a-victorian-fashion-fad.htm}}</ref><ref name=”amandaarnold”>{{Cita web |autore=Amanda Arnold |url=https://broadly.vice.com/en_us/article/a3wgez/the-titillating-rise-of-nipple-piercings |titolo=The Titillating Rise of Nipple Piercings |sito=Broadly |editore=Vice |data=6 ottobre 2016 |accesso=11 marzo 2018 |lingua=en}}</ref> Oltre ai citati testi di Fuchs, Duerr, Kern, Bloch e altri, a trattare della moda ottocentesca dei ”bosom rings”, vi sono anche periodici di fine Ottocento quali ”English Mechanic and the World of Science”, ”Family Doctor”, ”Society” e ”The Illustrated Boston News”.<ref name=”selmakadi” /><ref name=”cristenconger” /> Ulteriori indagini sembrano infatti attestare l’autenticità della moda del piercing al capezzolo in età vittoriana, risalendo all’origine di questa storia in una lettera apparsa nell’aprile del 1888 sul periodico inglese ”English Mechanic and the World of Science” a firma di Jules Orme, un uomo di origine polacca che descrisse di essersi sottoposto al piercing ai capezzoli durante l’adolescenza, assieme ad alcuni suoi compagni di classe quando frequentava le superiori, menzionando inoltre il fatto di aver visto in precedenza una donna polacca che li portava. A questa lettera seguirono risposte e controrisposte per circa un anno, fino al maggio del 1889. Ma ulteriori testimonianze e lettere continuarono a comparire fino alla fine del secolo anche in alcune altre riviste. Le lettere riportano testimonianze di esperienze di come tale pratica fosse invalsa nelle società britannica e francese di fine secolo, tanto presso le donne quanto presso gli uomini.<ref name=”victoriannipplering”>{{Cita web |autore=Charles LaFave |url=https://bodyartforms.com/blog/victorian-nipple-rings.asp |titolo=Victorian Nipple Ring |sito=BodyArtForms |editore=Bodyartforms LLC |lingua=en |accesso=9 luglio 2016}}</ref>
Al pari di chi mette in dubbio la moda dei ”bosom rings” considerando le fonti inattendibili, vi è chi, al contrario, sostiene l’idea opposta, considerando invece molto probabile la pratica, data l’esistenza di una gran quantità di testi dell’epoca che attestano la moda del piercing al capezzolo tra le giovani donne dell’alta società britannica, francese e statunitense.<ref name=”selmakadi” /><ref name=”cristenconger”>{{Cita web |autore=Cristen Conger |url=https://www.stuffmomnevertoldyou.com/blogs/were-nipple-rings-really-a-victorian-fashion-fad.htm |titolo=Were nipple rings really a Victorian fashion fad? |sito=Stuff Mom Never Told You |data=24 marzo 2015 |accesso=11 marzo 2018 |lingua=en |urlarchivio=https://www.stuffmomnevertoldyou.com/blogs/were-nipple-rings-really-a-victorian-fashion-fad.htm}}</ref><ref name=”amandaarnold”>{{Cita web |autore=Amanda Arnold |url=https://broadly.vice.com/en_us/article/a3wgez/the-titillating-rise-of-nipple-piercings |titolo=The Titillating Rise of Nipple Piercings |sito=Broadly |editore=Vice |data=6 ottobre 2016 |accesso=11 marzo 2018 |lingua=en}}</ref> Oltre ai citati testi di Fuchs, Duerr, Kern, Bloch e altri, a trattare della moda ottocentesca dei ”bosom rings”, vi sono anche periodici di fine Ottocento quali ”English Mechanic and the World of Science”, ”Family Doctor”, ”Society” e ”The Illustrated Boston News”.<ref name=”selmakadi” /><ref name=”cristenconger” /> Ulteriori indagini sembrano infatti attestare l’autenticità della moda del piercing al capezzolo in età vittoriana, risalendo all’origine di questa storia in una lettera apparsa nell’aprile del 1888 sul periodico inglese ”English Mechanic and the World of Science” a firma di Jules Orme, un uomo di origine polacca che descrisse di essersi sottoposto al piercing ai capezzoli durante l’adolescenza, assieme ad alcuni suoi compagni di classe quando frequentava le superiori, menzionando inoltre il fatto di aver visto in precedenza una donna polacca che li portava. A questa lettera seguirono risposte e controrisposte per circa un anno, fino al maggio del 1889. Ma ulteriori testimonianze e lettere continuarono a comparire fino alla fine del secolo anche in alcune altre riviste. Le lettere riportano testimonianze di esperienze di come tale pratica fosse invalsa nelle società britannica e francese di fine secolo, tanto presso le donne quanto presso gli uomini.<ref name=”victoriannipplering”>{{Cita web |autore=Charles LaFave |url=https://bodyartforms.com/blog/victorian-nipple-rings.asp |titolo=Victorian Nipple Ring |sito=BodyArtForms |editore=Bodyartforms LLC |lingua=en |accesso=9 luglio 2016}}</ref>
Sembra inoltre che alcuni medici britannici si spingessero a raccomandare tale pratica alle proprie pazienti, al fine di aumentare le dimensioni dei capezzoli e facilitare così l’allattamento.<ref name=”alt” /> Mentre altri, al contrario, vi si opponevano, considerandola dannosa per l’allattamento al seno e possibile causa di cancro. Non si fa invece mai menzione di problemi di infezione o di allergie ai materiali utilizzati durante la guarigione dei fori.<ref name=”victoriannipplering” /> La pratica viene inoltre confermata anche da Irvin Bloch che, nel suo citato ”Sexual Life in England. Past and Present”, riporta un estratto da un numero del periodico britannico ”Society” del 1899, in cui appare una lettera di una modista di [[Oxford Street]] che testimonia di essersi sottoposta a tale pratica, elogiandone i vantaggi una volta guarita la ferita.<ref name=”bloch496-498″ /> La ragazza, dimostratasi inizialmente titubante e scoraggiata dal dolore che l’operazione doveva comportare, alla fine si è convinta vedendo che gli anelli ai capezzoli, indossati da clienti e colleghe, donavano un aspetto estetico al seno maggiormente gradevole.<ref name=”bloch496-498″ /> Dopo essersi sottoposta all’operazione della foratura dei capezzoli e una volta che le ferite erano guarite (non indica che cosa abbia indossato nei fori fino a quel momento), ha indossato degli anelli d’oro confessando di non trovarli affatto scomodi o dolorosi, ma che, anzi, il movimento degli anelli stessi le avrebbe provocato un piacevole “solletico”, cosa confermata anche dalle sue colleghe che indossavano anche loro anelli ai capezzoli.<ref name=”bloch496-498″ /> A [[Londra]] la foratura dei capezzoli veniva effettuata da alcuni gioiellieri specializzati e alcune fonti riportano che un gioielliere di [[Bond Street]] affermava di aver forato i capezzoli di oltre 40 signore e giovani ragazze londinesi.<ref name=”punkrockedwardian” />
Sembra inoltre che alcuni medici britannici si spingessero a raccomandare tale pratica alle proprie pazienti, al fine di aumentare le dimensioni dei capezzoli e facilitare così l’allattamento.<ref name=”alt” /> Mentre altri, al contrario, vi si opponevano, considerandola dannosa per l’allattamento al seno e possibile causa di cancro. Non si fa invece mai menzione di problemi di infezione o di allergie ai materiali utilizzati durante la guarigione dei fori.<ref name=”victoriannipplering” /> La pratica viene inoltre confermata anche da Irvin Bloch che, nel suo citato ”Sexual Life in England. Past and Present”, riporta un estratto da un numero del periodico britannico ”Society” del 1899, in cui appare una lettera di una modista di [[Oxford Street]] che testimonia di essersi sottoposta a tale pratica, elogiandone i vantaggi una volta guarita la ferita. La ragazza, dimostratasi inizialmente titubante e scoraggiata dal dolore che l’operazione doveva comportare, alla fine si è convinta vedendo che gli anelli ai capezzoli, indossati da clienti e colleghe, donavano un aspetto estetico al seno maggiormente gradevole. Dopo essersi sottoposta all’operazione della foratura dei capezzoli e una volta che le ferite erano guarite (non indica che cosa abbia indossato nei fori fino a quel momento), ha indossato degli anelli d’oro confessando di non trovarli affatto scomodi o dolorosi, ma che, anzi, il movimento degli anelli stessi le avrebbe provocato un piacevole “solletico”, cosa confermata anche dalle sue colleghe che indossavano anche loro anelli ai capezzoli.<ref name=”bloch496-498″ /> A [[Londra]] la foratura dei capezzoli veniva effettuata da alcuni gioiellieri specializzati e alcune fonti riportano che un gioielliere di [[Bond Street]] affermava di aver forato i capezzoli di oltre 40 signore e giovani ragazze londinesi.<ref name=”punkrockedwardian” />
Tra le altre testimonianze che emergono da queste riviste di fine Ottovento, vi è la prima risposta alla lettera di Jules Orme, proveniente da una ragazza britannica di nome Constance, che affermava di aver ricevuto la richiesta da parte di suo cugino Jack (che era anche il suo fidanzato e i due si sarebbero sposati l’estate successiva) di farsi forare i capezzoli a sua volta, dato che lui li aveva già e glieli aveva mostrati.<ref name=”victoriannipplering” /> Un’altra testimonianza proviene da una ragazza di vent’anni di nome Fanny, che, in risposta a chi sostiene che il piercing ai capezzoli interferirebbe con l’allattamento al seno, riferisce di essere una madre di famiglia e di aver allattato tutti i suoi figli da sola senza alcuna difficoltà.<ref name=”victoriannipplering” /> Fanny afferma infatti di essersi fatta forare i capezzoli da un esperto quando aveva quindici anni, su richiesta esplicita di un suo amico intimo (che data l’epoca poteva essere al contempo un cugino e un fidanzato), e di indossarvi ininterrottamente degli anelli da allora senza aver mai avuto alcun problema.<ref name=”victoriannipplering” /> Tra le altre testimonianze vi è inoltre chi fa riferimento a delle insegnanti di scuole di perfezionamento che avrebbero forato personalmente i capezzoli delle loro allieve o che le avrebbero accompagnate a farsi forare presso degli studi specializzati in questa operazione.<ref name=”selmakadi” />
Tra le altre testimonianze che emergono da queste riviste di fine Ottocento, vi è la prima risposta alla lettera di Jules Orme, proveniente da una ragazza britannica di nome Constance, che affermava di aver ricevuto la richiesta da parte di suo cugino Jack (che era anche il suo fidanzato e i due si sarebbero sposati l’estate successiva) di farsi forare i capezzoli a sua volta, dato che lui li aveva già e glieli aveva mostrati. Un’altra testimonianza proviene da una ragazza di vent’anni di nome Fanny, che, in risposta a chi sostiene che il piercing ai capezzoli interferirebbe con l’allattamento al seno, riferisce di essere una madre di famiglia e di aver allattato tutti i suoi figli da sola senza alcuna difficoltà. Fanny afferma infatti di essersi fatta forare i capezzoli da un esperto quando aveva quindici anni, su richiesta esplicita di un suo amico intimo (che data l’epoca poteva essere al contempo un cugino e un fidanzato), e di indossarvi ininterrottamente degli anelli da allora senza aver mai avuto alcun problema.<ref name=”victoriannipplering” /> Tra le altre testimonianze vi è inoltre chi fa riferimento a delle insegnanti di scuole di perfezionamento che avrebbero forato personalmente i capezzoli delle loro allieve o che le avrebbero accompagnate a farsi forare presso degli studi specializzati in questa operazione.<ref name=”selmakadi” />
Un’ulteriore testimonianza presente in questi periodici di fine Ottocento, racconta nei dettagli tanto l’operazione, quanto gli strumenti utilizzati in uno studio parigino.<ref name=”punkrockedwardian” /><ref name=”victoriannipplering” /> La testimonianza proviene da una giovane donna britannica di nome Costance, recatasi a Parigi per visitare l'[[Esposizione universale di Parigi (1889)|Esposizione Univesale del 1889]] assieme alla sorella minore Millie.<ref name=”punkrockedwardian” /><ref name=”victoriannipplering” /> Costance racconta nei dettagli come sia lei che la sorella si siano fatte forare i capezzoli da una certa Madame Beaumont, che praticava questa operazione a [[Parigi]], nel proprio appartamento nelle vicinanze di [[Rue de Rivoli]], dove soddisfava i piccoli bisogni delle signore parigine, quali tingere i capelli, mettere lo smalto alle unghie, forare le loro orecchie e talvolta i loro capezzoli.<ref name=”punkrockedwardian” /><ref name=”victoriannipplering” /> La Beaumont aveva un vasto assortimento di anelli d’oro realizzati appositamente per essere indossati nei capezzoli e sia lei che la figlia avevano i capezzoli forati e indossavano questo tipo di gioielli.<ref name=”punkrockedwardian” /><ref name=”victoriannipplering” /> La Beaumont si era inoltre fatta costruire un’apposita pinzetta (non molto dissimile da quelle utilizzate dai ”piercer” odierni) dotata di due tubicini alle estremità e di una vite per bloccare lo strumento attorno al capezzolo, in modo tale da praticare il foro correttamente senza che il “punteruolo”<ref group=”N”>Costance si riferisce all’ago usato per praticare il piercing con il nome di ”piercer”, letteralmente “perforatore”.</ref> utilizzato per bucare il capezzolo deviasse dal suo percorso durante l’operazione.<ref name=”punkrockedwardian” /><ref name=”victoriannipplering” /> Una volta infilato l’ago nel capezzolo la pinzetta veniva rimossa, l’anello veniva quindi appoggiato alla base dell’ago e fatto passare nel foro così da completare l’operazione, disinfettando con dell’acqua canforata, che la Beaumont consigliava di utilizzare fino a guarigione avvenuta.<ref name=”punkrockedwardian” /><ref name=”victoriannipplering” /> La Beaumont affermò che Costance e la sorella Millie erano le prime signorine britanniche cui aveva forato i capezzoli, ma di aver compiuto questa operazione su diverse signore statunitensi e su molte donne francesi e da altre parti d’Europa.<ref name=”punkrockedwardian” /><ref name=”victoriannipplering” />
Un’ulteriore testimonianza presente in questi periodici di fine Ottocento, racconta nei dettagli tanto l’operazione, quanto gli strumenti utilizzati in uno studio parigino.<ref name=”punkrockedwardian” /><ref name=”victoriannipplering” /> La testimonianza proviene da una giovane donna britannica di nome Costance, recatasi a Parigi per visitare l'[[Esposizione universale di Parigi (1889)|Esposizione Univesale del 1889]] assieme alla sorella minore Millie.<ref name=”punkrockedwardian” /><ref name=”victoriannipplering” /> Costance racconta nei dettagli come sia lei che la sorella si siano fatte forare i capezzoli da una certa Madame Beaumont, che praticava questa operazione a [[Parigi]], nel proprio appartamento nelle vicinanze di [[Rue de Rivoli]], dove soddisfava i piccoli bisogni delle signore parigine, quali tingere i capelli, mettere lo smalto alle unghie, forare le loro orecchie e talvolta i loro capezzoli.<ref name=”punkrockedwardian” /><ref name=”victoriannipplering” /> La Beaumont aveva un vasto assortimento di anelli d’oro realizzati appositamente per essere indossati nei capezzoli e sia lei che la figlia avevano i capezzoli forati e indossavano questo tipo di gioielli.<ref name=”punkrockedwardian” /><ref name=”victoriannipplering” /> La Beaumont si era inoltre fatta costruire un’apposita pinzetta (non molto dissimile da quelle utilizzate dai ”piercer” odierni) dotata di due tubicini alle estremità e di una vite per bloccare lo strumento attorno al capezzolo, in modo tale da praticare il foro correttamente senza che il “punteruolo”<ref group=”N”>Costance si riferisce all’ago usato per praticare il piercing con il nome di ”piercer”, letteralmente “perforatore”.</ref> utilizzato per bucare il capezzolo deviasse dal suo percorso durante l’operazione.<ref name=”punkrockedwardian” /><ref name=”victoriannipplering” /> Una volta infilato l’ago nel capezzolo la pinzetta veniva rimossa, l’anello veniva quindi appoggiato alla base dell’ago e fatto passare nel foro così da completare l’operazione, disinfettando con dell’acqua canforata, che la Beaumont consigliava di utilizzare fino a guarigione avvenuta.<ref name=”punkrockedwardian” /><ref name=”victoriannipplering” /> La Beaumont affermò che Costance e la sorella Millie erano le prime signorine britanniche cui aveva forato i capezzoli, ma di aver compiuto questa operazione su diverse signore statunitensi e su molte donne francesi e da altre parti d’Europa.<ref name=”punkrockedwardian” /><ref name=”victoriannipplering” />