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In un primo momento l’ascesa al potere del partito di Erdoğan portò a una liberalizzazione che ebbe tra i suoi effetti un’estensione della libertà di stampa. Questo parziale miglioramento aveva tra le sue ragioni anche pressanti richieste dell’Unione Europea, impegnata in trattative per un possibile ingresso della Turchia, che tuttavia non impedirono episodi gravi come la messa sotto accusa del giornalista turco armeno [[Hrant Dink]], poi ucciso nel 2007.
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Tra il 2002 e il 2006, diversi quotidiani, canali televisivi e stazioni radiofoniche passarono sotto di conglomerati vicini al [[Partito della Giustizia e dello Sviluppo (Turchia)|Partito della Giustizia e dello Sviluppo]]. L’emergere di nuovi soggetti non si concretizzò in una maggiore pluralità, ma in una riformulazione dei rapporti clientelari che da tempo legavano politica e media in Turchia.. Ciò risulto tra l’altro in una censura di fatto delle importanti [[Proteste in Turchia del 2013|proteste del 2013]], che trovarono spazio solo sui media alternativi e d’opposizione.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Bilge|cognome=Yeşil|data=2018-04-03|titolo=Authoritarian Turn or Continuity? Governance of Media through Capture and Discipline in the AKP Era|rivista=South European Society and Politics|volume=23|numero=2|p=247|pp=239–257|lingua=en|accesso=2021-12-14|doi=10.1080/13608746.2018.1487137|url=https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/13608746.2018.1487137}}</ref>
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Dopo il 2013 ebbe inizio un attacco sistematico all’impero mediatico di [[Fethullah Gülen]], in precedenza alleato politico di Erdoğan. Ebbe il suo culmine dopo il fallito colpo di stato del 2016, di cui Gülen fu accusato e portò per esempio .
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accusato di avere ordinato il fallito golpe. Ne fu un esempio il sequestro dello Zaman, per alcuni anni il quotidiano più diffuso del paese.<ref>{{Cita news|lingua=en-US|nome=Safak|cognome=Timur|nome2=Tim|cognome2=Arango|url=https://www.nytimes.com/2016/03/05/world/middleeast/recep-tayyip-erdogan-government-seizes-zaman-newspaper.html|titolo=Turkey Seizes Newspaper, Zaman, as Press Crackdown Continues|pubblicazione=The New York Times|data=2016-03-04|accesso=2021-12-14}}</ref>
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== Note ==
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Dopo le elezioni del 2007 si è assistito a un progressivo peggioramento della situazione, ben evidenziato da episodi come le pesanti sanzioni al gruppo mediatico Doğan, considerate un attacco politico a un conglomerato d’opposizione,
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Dopo il [[Colpo di Stato in Turchia del 2016|fallito colpo di stato del 2016]], lo stato d’emergenza ha portato a un evidente declino della libertà di stampa. Tra gli episodi più significativi l’arresto di 12 giornalisti del [[Cumhuriyet (quotidiano)|Cumhuriyet]], tra i quotidiani più longevi del paese e la chiusura di numerosi media vicini alle posizioni della [[Curdi|minoranza curda]].
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Dopo questi fatti gli ambasciatori statunitensi [[Morton Abramowitz]] ed [[Eric Edelman]] hanno pubblicamente condannato le azioni del presidente Erdoğan sulla libertà di stampa con un articolo pubblicato sul ”[[The Washington Post|Washington Post]]” nel quale il primo dei due citava: “chiaramente, la democrazia non può fiorire sotto Erdoğan a questo punto.”<ref>[https://www.washingtonpost.com/opinions/turkeys-erdogan-must-reform-or-resign/2016/03/10/80cc9be2-dffe-11e5-9c36-e1902f6b6571_story.html Turkey’s Erdogan must reform or resign] (washintonpost.com, 10 March 2016)</ref> “Le riforme pacifiste in Turchia non solo sono rallentate ma non sono presenti in molte aree come ad esempio la libertà di espressione e l’indipendenza giudiziaria dal governo, vi è stata quindi una regressione che è particolarmente preoccupante” ha precisato il reporter [[Kati Piri]] nell’aprile del 2016 dopo che il [[Parlamento europeo]] diede il proprio annuale rapporto sulla Turchia.<ref name=”Deutsche Welle”>{{Cita web|url=http://www.dw.com/en/european-parliament-slams-turkey-over-deterioration-of-rights-and-democracy/a-19189464|titolo=European Parliament slams Turkey over deterioration of rights and democracy|editore=Deutsche Welle|data=14 aprile 2016|accesso=6 giugno 2015}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.lacostituzione.info/index.php/2017/04/19/turchia-un-democratico-addio-alla-democrazia-nel-dettaglio-le-modifiche-costituzionali/|titolo=Turchia: un “democratico” addio alla democrazia? Nel dettaglio le modifiche costituzionali|editore=La Costituzione.info|data=25 aprile 2017|accesso=25 aprile 2017}}</ref>
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Il 22 giugno 2016, il presidente Erdoğan ha precisato a tal proposito che egli si considera vincente nell’essere riuscito a “distruggere” gruppi civili turchi che stavano “lavorando contro lo stato”,<ref>{{Cita web|url=http://www.hurriyetdailynews.com/erdogan-says-civil-society-groups-working-against-turkish-state-largely-destroyed.aspx?pageID=238&nID=100789&NewsCatID=338|titolo=Erdoğan says ‘civil society groups working against Turkish state’ largely destroyed|editore=Hurriyet Daily News|data=22 giugno 2016|accesso=23 giugno 2016}}</ref> una conclusione che è stata commentata alcuni giorni dopo da [[Sedat Laciner]], professore dell’International Relations e rettore della [[Çanakkale Onsekiz Mart University]]: “Ponendo fuori legge l’opposizione pacifica e disarmata, condannando le persone per accuse erronee, è il modo per istigare genuinamente il terrorismo nella Turchia di Erdoğan. Le pistole e la violenza diverranno la sola alternativa per una legale espressione del pensiero.”<ref>{{Cita web|url=http://theturkishsun.com/opponent-or-terrorist-the-dramatically-changing-nature-of-turkish-democracy-20313/|titolo=Opponent or Terrorist? The dramatically changing nature of Turkish democracy|editore=The Turkish Sun|data=16 giugno 2016|accesso=23 giugno 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160619081327/http://theturkishsun.com/opponent-or-terrorist-the-dramatically-changing-nature-of-turkish-democracy-20313/|urlmorto=sì}}</ref>.
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=== Organi nazionali ===
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