Ritorno in Francia e primi successi letterari
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Fu una lettera di sua madre in fin di vita (1798) a riavvicinarlo alla religione. Di ritorno in Francia nel maggio del [[1800]], grazie all’amnistia agli emigrati concessa in seguito al [[colpo di Stato del 18 brumaio]] contro il [[Direttorio]] (novembre [[1799]]), redasse per qualche anno il [[Mercure de France]] insieme a [[Jean-Pierre Louis de Fontanes]], e fece apparire in questa rivista, nel [[1801]], ”[[Atala (romanzo)|Atala]]”, originale creazione letteraria che conserva echi della concezione rousseuiana del [[buon selvaggio]], e che venne accolta nella generale ammirazione.<ref name=bio/>
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Fu una lettera di sua madre in fin di vita (1798) a riavvicinarlo alla religione. Di ritorno in Francia nel maggio del [[1800]], grazie all’amnistia agli emigrati concessa in seguito al [[colpo di Stato del 18 brumaio]] contro il [[Direttorio]] (novembre [[1799]]), redasse per qualche anno il [[Mercure de France]] insieme a [[Jean-Pierre Louis de Fontanes]], e fece apparire in questa rivista, nel [[1801]], ”[[Atala (romanzo)|Atala]]”, originale creazione letteraria che conserva echi della concezione rousseuiana del [[buon selvaggio]], e che venne accolta nella generale ammirazione.<ref name=bio/>
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Compose nello stesso periodo ”[[René (romanzo)|René]]”, opera semi-autobiografica impregnata di una malinconia sognante, che diventerà un modello per gli scrittori [[romanticismo|romantici]]. In quest’opera, Chateaubriand evoca in modo appena velato il sentimento casto, ma violento e appassionato che ha provato per la sorella Lucile, che lo soprannominava «L’incantatore». Lucile, sposata nel 1796, morì a 40 anni nel 1804, probabilmente suicida.<ref><« Chateaubriand, Lucile de », dans Jean-Loup Avril, 500 bretons à connaître, Saint-Malo, Éditions L’Ancre de marine, 1989 (ISBN 2-905970-17-0), p. 49.</ref> ”René”, opera simbolo per il prototipo dell’eroe romantico assieme al ”[[I dolori del giovane Werther|Werther]]” di [[Goethe]], verrà poi criticato, per l’eccessivo trasporto delle [[Passione (sentimento)|passioni]] che presenta, da Chateaubriand maturo nelle ”[[Memorie d’oltretomba]]” (“Se René non esistesse, non lo scriverei più; se mi fosse possibile distruggerlo, lo distruggerei”).
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Compose nello stesso periodo ”[[René (romanzo)|René]]”, opera semi-autobiografica impregnata di una malinconia sognante, che diventerà un modello per gli scrittori [[romanticismo|romantici]]. In quest’opera, Chateaubriand evoca in modo appena velato il sentimento casto, ma violento e appassionato che ha provato per la sorella Lucile, che lo soprannominava «L’incantatore». Lucile, sposata nel 1796, morì a 40 anni nel 1804, probabilmente suicida.<ref><« Chateaubriand, Lucile de », dans Jean-Loup Avril, 500 bretons à connaître, Saint-Malo, Éditions L’Ancre de marine, 1989 (ISBN 2-905970-17-0), p. 49.</ref> ”René”, opera simbolo per il prototipo dell’eroe romantico assieme al ”[[I dolori del giovane Werther|Werther]]” di [[Goethe]], verrà poi criticato, per l’eccessivo trasporto delle [[Passione (sentimento)|passioni]] che presenta, da Chateaubriand maturo nelle ”[[Memorie d’oltretomba]]”, in quanto l’eccessivo orgoglio del personaggio avrebbe spinto fino all’estremo [[titanismo]] di stampo [[byron]]iano i successivi autori e i giovani che lo leggevano (“Se René non esistesse, non lo scriverei più; se mi fosse possibile distruggerlo, lo distruggerei. Una generazione di René poeti e René narratori è cresciuta a dismisura (…) Non c’è stato un solo ragazzo che, dopo il collège, non abbia sognato di essere il più dannato degli uomini“).
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Il 14 aprile [[1802]], pubblicò il ”[[Genio del Cristianesimo]]”, che aveva in parte scritto in [[Inghilterra]], e di cui ”Atala” e ”René” erano all’origine degli episodi. Con quest’opera, ispirata dal pensiero di [[Blaise Pascal]], orientò le ispirazioni religiose di molti suoi contemporanei non più verso un vago [[cristianesimo]] o [[deismo]] (come quello proposto da [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]], verso cui prova comunque ancora del rispetto come scrittore), ma verso la [[Chiesa cattolica]], con i suoi dogmi, i suoi sacramenti e i suoi riti; si batteva contro l’idea illuminista che vedeva nel [[cristianesimo]] una forma di barbarie: secondo Chateaubriand esso era favorevole all’arte e alla poesia molto più del [[paganesimo]] celebrato dal [[neoclassicismo]] maggioritario. Lo scritto, [[Apologetica|apolologetico]] ma incentrato più sull'[[estetica]] e sul [[sentimento]] che sulla [[teologia]] (al proposito si limita a riprendere le proposizioni di Pascal) ebbe un grandissimo successo, benché l’autore stesso non se lo aspettasse.
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Il 14 aprile [[1802]], pubblicò il ”[[Genio del Cristianesimo]]”, che aveva in parte scritto in [[Inghilterra]], e di cui ”Atala” e ”René” erano all’origine degli episodi. Con quest’opera, ispirata dal pensiero di [[Blaise Pascal]], orientò le ispirazioni religiose di molti suoi contemporanei non più verso un vago [[cristianesimo]] o [[deismo]] (come quello proposto da [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]], verso cui prova comunque ancora del rispetto come scrittore), ma verso la [[Chiesa cattolica]], con i suoi dogmi, i suoi sacramenti e i suoi riti; si batteva contro l’idea illuminista che vedeva nel [[cristianesimo]] una forma di barbarie: secondo Chateaubriand esso era favorevole all’arte e alla poesia molto più del [[paganesimo]] celebrato dal [[neoclassicismo]] maggioritario. Lo scritto, [[Apologetica|apolologetico]] ma incentrato più sull'[[estetica]] e sul [[sentimento]] che sulla [[teologia]] (al proposito si limita a riprendere le proposizioni di Pascal) ebbe un grandissimo successo, benché l’autore stesso non se lo aspettasse.
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