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Dante non li riconosce, ma, come succede talvolta nei discorsi, avviene che lo spirito che ha parlato ne nomina un altro dicendo ””Cianfa dove fia rimaso?””, “dove sarà finito [[Cianfa Donati|Cianfa]]?”. Al che Dante, sentendo nominare un fiorentino, fa cenno a Virgilio di tacere per poter ascoltare.
Dante non li riconosce, ma, come succede talvolta nei discorsi, avviene che lo spirito che ha parlato ne nomina un altro dicendo ””Cianfa dove fia rimaso?””, “dove sarà finito [[Cianfa Donati|Cianfa]]?”. Al che Dante, sentendo nominare un fiorentino, fa cenno a Virgilio di tacere per poter ascoltare.
Dante-scrittore sta per descrivere una scena di visioni fantastiche e sovrannaturali, per cui, come in altri passi, si rivolge prima direttamente al lettore per spiegargli che ciò che ha visto nell’Inferno è vero per quanto suoni incredibile. Un [[Lacerta viridis|ramarro]] con sei zampe infatti si lancia contro uno dei tre dannati, iniziando a fondersi con esso. Se a questo diverso trattamento corrisponda un diverso peccato (così come per Vanni Fucci l’essere trasformato ciclicamente in cenere era forse legato al suo sacrilegio di rubare in un luogo consacrato), magari seguendo le specificazioni del peccato del furto che fa [[Tommaso d’Aquino]]<ref>”sacrilegium”, “[[Peculato|peculatus]]” e “[[Plagio (diritto romano)|plagium]]”</ref>, non ci sono elementi sufficienti per decifrarlo. Dalla biografia stringatissima di qualche commentatore antico si rileva che questo dannato ([[Agnolo Brunelleschi]], era forse un ladro che usava camuffarsi e per questo le sue sembianze sono così trasfigurate all’Inferno). Anche la narrazione di Dante, che è tutta incentrata sulla descrizione della metamorfosi, non allude ad altri particolari biografici o morali. Forse il [[contrappasso]] va interpretato solo come “furto” dell’identità dell’uomo da parte dei serpenti.
Dante-scrittore sta per descrivere una scena di visioni fantastiche e sovrannaturali, per cui, come in altri passi, si rivolge prima direttamente al lettore per spiegargli che ciò che ha visto nell’Inferno è vero per quanto suoni incredibile. Un [[Lacerta viridis|ramarro]] con sei zampe infatti si lancia contro uno dei tre dannati, iniziando a fondersi con esso. Se a questo diverso trattamento corrisponda un diverso peccato (così come per Vanni Fucci l’essere trasformato ciclicamente in cenere era forse legato al suo sacrilegio di rubare in un luogo consacrato), magari seguendo le specificazioni del peccato del furto che fa [[Tommaso d’Aquino]]<ref>”sacrilegium”, “[[Peculato|peculatus]]” e “[[Plagio (diritto romano)|plagium]]”</ref>, non ci sono elementi sufficienti per decifrarlo. Dalla biografia stringatissima di qualche commentatore antico si rileva che questo dannato ([[Agnolo Brunelleschi]]), era forse un ladro che usava camuffarsi e per questo le sue sembianze sono così trasfigurate all’Inferno. Anche la narrazione di Dante, che è tutta incentrata sulla descrizione della metamorfosi, non allude ad altri particolari biografici o morali. Forse il [[contrappasso]] va interpretato solo come “furto” dell’identità dell’uomo da parte dei serpenti.
La trasformazione è l’argomento sul quale si concentra Dante, in una specie di rivalità (lo scriverà tra poco) con i suoi modelli classici come [[Ovidio]] e [[Marco Anneo Lucano|Lucano]].
La trasformazione è l’argomento sul quale si concentra Dante, in una specie di rivalità (lo scriverà tra poco) con i suoi modelli classici come [[Ovidio]] e [[Marco Anneo Lucano|Lucano]].